Come affrontare i disturbi dell’infanzia e dell’adolescenza Sassuolo

Cosa sono i disturbi dell’infanzia e dell’adolescenza?

In questa sezione intendiamo parlare dei disturbi del comportamento e dell’affettività dei bambini e degli adolescenti che coinvolgono anche le capacità cognitive ma che, essenzialmente, nascono e si manifestano come difficoltà comportamentali e relazionali.

I comportamenti che caratterizzano questi disturbi si possono manifestare attraverso modalità che potremmo definire di chiusura e di bassa espressione delle emozioni e della motricità e all’opposto di eccessiva estroversione, comportamenti aggressivi, difficoltà a stare fermi e a concentrarsi.

I genitori dei bambini riservati, timidi e introversi vorrebbero che i loro figli si aprissero, manifestassero più “energia” nelle cose e nelle relazioni e quelli dei bambini troppo “vivaci” li vorrebbero più calmi, più tranquilli e riflessivi.

Già da questa prima considerazione si può capire come in effetti sia auspicabile per tutti un maggior equilibrio nei comportamenti, nella manifestazione dei sentimenti e nella gestione dei rapporti interpersonali e sociali.

Disturbi dell’infanzia: quali comportamenti?

I comportamenti evidenziati, sia quelli che potremmo sintetizzare come introversi che quelli estroversi, possono essere delle normali modalità con cui un bambino (o un adulto) esprime la sua personalità e dunque non rappresentare alcun problema ma semplicemente evidenziare una modalità individuale di sentire e di essere.

Quando tuttavia alcuni di questi comportamenti e/o sensibilità risultano particolarmente accentuate in una direzione o in un’altra il soggetto può esprimere un proprio disagio attraverso il suo comportamento e questo diventare fonte di preoccupazione per i genitori e/o gli insegnanti.

In particolare sono spesso segnalati dalla scuola come fonte di difficoltà di gestione quei bambini che manifestano comportamenti molto attivi, che non stanno fermi, che disturbano la lezione e i compagni, che ascoltano poco, che non hanno sufficienti capacità di concentrazione, ecc.

Gli altri, quelli che se ne stanno zitti, che partecipano poco alla vita della classe e non disturbano, pur manifestando una forma di disagio altrettanto preoccupante, sono tuttavia spesso “dimenticati” e sottovalutati.

La nostra società, nel bene e nel male, privilegia l’attività e non la passività, il fare piuttosto che la calma, il movimento e non lo stare fermi.

Possiamo dire che in entrambi i casi si tratta di manifestazioni che possono segnalare malessere, nervosismo, bisogno di attenzione, di cura e di guida e che dunque gli adulti, sia genitori che insegnanti, dovrebbero preoccuparsi prima di tutto di cogliere quei comportamenti come segnali di qualcosa, poi tentare di capire di cosa si tratta e infine agire di conseguenza per fornire al singolo bambino con uno specifico comportamento la risposta emotiva ed educativa corretta.

Cosa possono fare gli adulti?

Molto si gioca, quasi sempre, in un mix di accoglienza, cura e protezione con fermezza, guida e regole chiare.

Troppo spesso tuttavia gli adulti privilegiano solo uno degli aspetti citati e dunque si relazionano offrendo soprattutto accoglienza, protezione, comprensione senza richiedere, contemporaneamente, ascolto, dando regole e offrendo sicurezze.

Dall’altro lato chiedendo invece solo rispetto e attenzione alle regole, pretendendo ascolto senza legittimarlo e fornendo troppa guida senza averla conquistata attraverso una relazione significativa.

Spesso dunque gli adulti non  sanno mescolare nella stessa relazione i due stili educativi ed emozionali ma li usano uno per volta  in maniera rigida e escludente. Passano così da atteggiamenti di eccessiva accettazione  di quasi tutto ad atteggiamenti in cui non viene più accettato niente.

Una frase tipica di questi comportamenti confusivi degli adulti è la seguente: guardi dottore ho provato di tutto e non è servito a nulla. Con questa frase questi adulti ci comunicano che sono passati da una estremità all’altra, che hanno proposto  sia le regole che l’accoglienza ma che non sono riusciti a proporre un insieme coordinato dei due principi che abbiamo detto essere indispensabili per ogni corretta crescita: dare cura e protezione e allo stesso tempo  guida e regole.

Come si manifestano in adolescenza?

I problemi legati alla relazione affettiva ed educativa del bambino con i propri genitori si manifestano già nell’infanzia ma diventano particolarmente significativi nella preadolescenza e nell’adolescenza.

Si intende per  preadolescenza  l’età che va dagli 11 anni circa ai 13/14 e l’adolescenza dai 14/15 fino ai 19/20. Si tratta di età che variano a seconda delle società e del tempo ma che nella nostra realtà si possono considerare attualmente abbastanza condivise.

Alcuni comportamenti citati come problematici nell’infanzia, sia alcuni di quelli caratterizzati da chiusura e  introversione che alcuni di quelli che esprimono “vivacità” ed estroversione, possono assumere una particolare pericolosità ed essere fonte di corrispondente grande preoccupazione da parte dei genitori e degli insegnanti.

Comportamenti di chiusura possono essere accompagnati infatti da sentimenti di inadeguatezza personale, di paura e di insicurezza che possono sfociare in  eccessiva timidezza o addirittura in alcune forme di depressione giovanile.

A comportamenti di eccessiva vivacità ed estroversione possono essere conseguenti invece sentimenti di sprezzo del pericolo, sottovalutazione delle regole, atteggiamenti aggressivi verso di sé e/o verso gli altri,  assunzione di sostanze,  guida  pericolosa, ecc.

Pur nella sinteticità della illustrazione si evince come sia necessario farsi carico dei comportamenti che manifestano sofferenza e disagio prima che questi si confermino non solo come comportamenti momentanei e caratterizzanti una fase dello sviluppo del bambino o del ragazzo ma come strutturanti la sua idea di sé e la sua personalità.

Nei disturbi dell’infanzia e dell’adolescenza la presa in carico del bambino e/o del ragazzo è sempre accompagnata da un supporto ai genitori e in alcuni casi agli insegnanti.