Psicologia Psicosomatica
Cosa si intende quando si parla di psicologia psicosomatica?
Significa, essenzialmente, parlare di mente e corpo e dei rapporti, intrecci, relazioni e unità che li caratterizzano.
Nella storia del pensiero occidentale la mente e il corpo sono stati, da sempre, due elementi distinti e ben individualizzati. La mente era il pensiero, l’intelletto, la psiche, l’anima e altro ancora mentre il corpo era la parte estesa e visibile della persona con i suoi organi, il suo funzionamento, la sua materialità. Tra la mente e il corpo vi era separazione netta e indiscutibile.
Di conseguenza tutte le espressioni dell’una e dell’altro, comprese ovviamente anche le malattie, erano distinte, separate tra loro, senza alcun rapporto, relazione o concause.
Il rapporto tra la psiche, contenuta nel corpo e il corpo stesso è stato un tema discusso e mai risolto se non con ipotesi e risposte a volte assolutamente fantasiose.
Pensiamo a Cartesio, il grande filosofo razionalista francese del 17° secolo il cui pensiero ha influenzato così profondamente tutto il modo di pensare europeo per almeno due secoli, il quale pensava che la relazione tra mente e corpo risiedesse in una ghiandola, la ghiandola pineale (l’odierna epifisi), attraverso e all’interno della quale i due elementi psiche e corpo trovavano una relazione.
Già tuttavia nel corso del 19° secolo il tema della mente e del corpo e delle loro relazioni viene affrontato e approfondito in modo completamente nuovo da studi, ricerche e riflessioni che permettono di trovare delle risposte che vanno nella direzione di cominciare a intravedere come i due elementi possano essere e in effetti siano molto più legati e uniti di quanto la scienza e la filosofia avessero ipotizzato fino ad allora.
E così anche Freud entra nel dibattito con una ipotesi relativa alle origini e alle cause dell’isteria che egli interpreta come una espressione corporea di un conflitto psichico. Egli parla espressamente di conversione, cioè di traduzione, trasformazione di un elemento psichico in un fatto e in un elemento corporeo.
Da Freud in poi le ipotesi sulle relazioni e sugli intrecci tra mente e corpo fanno dei fondamentali passi in avanti fino ad ipotizzare, come si fa oggi, che in realtà continuare a parlare di mente e di corpo sia un errore in sé e che dunque sarebbe più corretto parlare di una persona che esprime il proprio sé attraverso varie modalità comportamentali, sentimenti, emozioni, pensieri e manifestazione corporee in un modo assolutamente unitario.
Gli studi più recenti relativi allo sviluppo cognitivo ed emotivo sostengono che vi sia una coevoluzione e un cosviluppo tra aspetti psichici e aspetti corporei e che le relazioni interpersonali e le emozioni si presentino con modalità integrate psichiche e biochimiche. Così come l’ansia, per esempio, oppure la depressione che si presentano come eventi sia comportamentali ed emozionali che come eventi organici.
Nelle manifestazioni comportamentali si possono così ritrovare e identificare elementi “corporei” come la sudorazione, l’aumento del battito cardiaco, la secrezione di alcune sostanze che influenzano sia lo stato emotivo che lo stato fisico, sia elementi psichici come la paura, la tristezza, la bassa autostima, la mancanza di energia, ecc.
La relazione tra “mente” e “corpo” sono in questi esempi particolarmente chiari ed evidenti. In altre situazioni di malessere e di malattia le cose non sono tuttavia così chiare. Succede infatti che spesso, molto più spesso di quanto si pensi, aspetti emotivi influenzino e si mostrino attraverso segnali corporei senza mostrare nessun segnale e nessuna evidenza della loro origine psicologica.
E così molte persone vanno dal medico presentando svariati sintomi corporei che però, ad un esame diagnostico obiettivo e ad approfondimenti anche strumentali non evidenziano alcuna origine fisica.
In questi casi dunque gli esami clinici, di laboratorio o strumentali non permettono di rilevare alcuna anomalia o alterazione significativa sul piano della condizione fisica. Il corpo segnala malessere, dolore, malattia ma le nostre conoscenze mediche non evidenziano niente di anormale sul piano corporeo.
In questi casi il medico di base, a cui si rivolge normalmente la stragrande maggioranza delle persone, si trova di fronte a molti dubbi e alla necessità di identificare la strada migliore per uscire dalla situazione di sofferenza.
In genere approfondisce la ricerca delle cause fisiche dei sintomi segnalati anche con l’invio a vari specialisti, con la prescrizione di esami di laboratorio e strumentali, con la prescrizione di farmaci idonei ad intervenire sugli organi oggetto del malessere. Tutto ciò può avere vari risultati: può tranquillizzare il paziente, può risolvere, almeno parzialmente, la gravità dei sintomi, può lasciare la persona in una situazione di attesa di ulteriori approfondimenti, ma può anche cronicizzare la malattia e produrre sia nel medico che nel paziente senso di impotenza e di frustrazione.
E’ bene essere chiari ed evitare ogni fraintendimento e affermare con assoluta convinzione che le cause fisiche vanno sempre ricercate con estrema cura e attenzione per non lasciare niente al caso e per non rischiare, in alcune situazioni, la psicologizzazione di malesseri che invece hanno cause e origini organiche e come tali dunque vanno curati.
Detto questo è altrettanto bene dire che, una volta che ogni ragionevole approfondimento diagnostico non ha dato alcun riscontro, sarebbe utile cominciare ad ipotizzare che l’origine dei malesseri possa avere delle basi psichiche e di conseguenza prendere coscienza che come tali vanno identificati e curati.
Disturbi psicosomatici
I principali sintomi organici di possibili cause psicologiche (da Trombini e Baldoni, Psicosomatica, Il Mulino, Bologna) sono:
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sintomi gastrointestinali (nausea, difficoltà digestive, spasmi, gonfiori, stitichezza, diarrea)
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sintomi cardiovascolari (palpitazioni, tachicardia, aritmie)
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sintomi muscoloscheletrici (gonfiori, rigidità, affaticamento)
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sintomi urinari (difficoltà della minzione o alterazione della sua frequenza, minzione imperiosa, bruciori)
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sintomi respiratori (affanno, tosse)
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sintomi ginecologici (alterazioni del ciclo, dismenorrea, dolori durante il rapporto sessuale)
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sintomi dolorosi di varia natura (cefalee, dolori cervicali, lombari o addominali).
Tali sintomi possono trovare una loro significativa scomparsa o attenuazione se il paziente, dopo la necessaria valutazione del medico e dopo l’esclusione di cause organiche, viene preso in carico in ambito psicologico e si sottopone ad una valutazione e consultazione psicologica con possibile percorso psicoterapico successivo.
Sono molto importanti in questi casi anche i rapporti e le collaborazioni tra il medico e lo psicologo per integrare e portare avanti le diverse cure fisiche e psicologiche.
A questo proposito è molto importante una osservazione conclusiva ma essenziale. Quando si parla di disturbi psicosomatici si intende che siamo di fronte a dei disturbi fisici, che si esprimono con alterazioni del funzionamento di alcuni organi, dunque non si tratta di “invenzioni” del paziente, egli sta veramente male e soffre sul piano corporeo. Detto questo è altrettanto necessario aggiungere che tra le cause che stanno alla base e all’origine di tali sofferenze e alterazioni funzionali ci possono essere cause che hanno un fondamento psichico.
Con ciò si intende dire che alcune sofferenze psichiche ed esistenziali si possono manifestare, oltre che con le tradizionali forme del disagio psichico, anche con manifestazioni fisiche.
Dunque è spesso necessario che la cura sia un insieme integrato di interventi medici e di interventi psicologici.