Recenti studi e statistiche sul fenomeno del ricorso alla magia e alla cartomanzia per affrontare problemi esistenziali, psicologici, familiari e amorosi ci dicono che si tratta di una pratica molto diffusa su tutto il territorio nazionale e che concerne vasti strati della popolazione.

Il ricorso alla magia per scoprire il futuro o per ingraziarsi gli Dei o gli Spiriti o comunque le forze occulte e potenti che governano il mondo è una pratica antica e nota. Già i guerrieri greci in partenza per la guerra di Troia andavano dall’oracolo per sapere se sarebbero tornati o se invece sarebbero morti in battaglia. Come è noto l’oracolo o la sibilla davano risposte oscure e ambigue che ognuno poteva interpretare a proprio piacimento.

Allo stesso modo prima di una battaglia alcuni generali del passato erano soliti interrogare oracoli e indovini che, attraverso vari sistemi di “previsione”, predivano l’esito della battaglia. In quei casi venivano utilizzate le interiora degli animali sacrificati, l’interpretazione del volo degli uccelli, e altri segnali che cambiavano a seconda del tempo e dei luoghi.

Un argomento molto analizzato dai maghi e dalle cartomanti è l’amore. Non solo la richiesta di sapere se lui/lei mi ama o no ma anche come farsi amare se l’altro/a non mi ama. E così, attraverso vari giochi, pratiche magiche, analisi delle carte o della sfera di cristallo il soggetto cerca di conoscere il futuro e, oltre a ciò, anche di modificarlo a proprio piacimento con altri riti e stregonerie.

Queste pratiche, antiche come il mondo, sono ancora in uso. Ma perché ancora oggi, nel 2015, in un tempo dove molte superstizioni sono state superate e lo sviluppo  scientifico  ha portato a nuove conoscenze e dimostrato la insussistenza della possibilità di predire il futuro molte persone si rivolgono a questi strumenti? Cosa cercano in realtà rivolgendosi ad un mago o ad una cartomante? Che domanda implicita sta sotto tale pratica?

Noi pensiamo che chi si rivolge a queste persone sia in realtà un soggetto in difficoltà, poco sicuro delle proprie competenze e dubbioso di potercela fare da solo. Ma allora perché non rivolgersi ad un medico, ad uno specialista, ad una persona competente? La risposta che ci possiamo dare è questa: chi si rivolge alla magia o alla sorte in realtà ha paura del confronto con la realtà e dunque si affida ad un mondo dove le risposte sono vaghe, in genere positive e gratificanti. E così non rischia la frustrazione e nemmeno la sconfitta. Va a cercare la soluzione in un mondo magico dove tutto è possibile ma niente è reale e concreto.

Certo se si rivolgesse ad un medico, ad uno psicologo, ad un esperto di anime potrebbe sentirsi dire che la sua vita non dipende dalla sorte ma dal suo impegno e che invece che affidarsi al fato sarebbe più opportuno e utile impegnarsi e darsi da fare. Ma è proprio quello che queste persone pensano di non saper fare: credere in sé, avere fiducia, sentire di valere e di essere in grado di gestire correttamente e autonomamente la propria vita.

Rinunciare a impegnarsi e a lottare rivolgendosi alla sorte vuole dire dunque sentirsi fondamentalmente impotenti. Credere in sé e impegnarsi personalmente vuol dire invece avere potere. Certo non un potere assoluto, nessuno ha il potere assoluto. Ma almeno il potere di decidere e di scegliere. (vedi locus of control)

Esiste poi un’altra osservazione che riteniamo di fondamentale importanza nella pratica di rivolgersi ad un mago o a una cartomante: si tratta del pericolo di trovarsi di fronte una persona poca affidabile, non iscritta a nessun albo o  elenco certificato da organi pubblici e che garantisca la serietà e l’onestà necessaria e indispensabile in una relazione così intima e fiduciaria come quella che si instaura tra  una persona sofferente e fragile e il suo “curante”. Senza citare episodi di cronaca ormai famosi sottolineiamo il pericolo che persone che si trovano in un momento difficile e doloroso della loro vita siano oggetto di imbrogli e malversazioni economiche.