Si tratta di una situazione molto comune che viene presentata da uno o entrambi i genitori o attraverso una richiesta di consultazione psicologica oppure che si presenta come semplice riflessione di un genitore nei confronti dei comportamenti del figlio/a.
Ipotizzando che si tratti di una semplice riflessione di uno o di entrambi i genitori di un bambino o di un adolescente si può essere certi che prima di ciò vi siano state altre cose che ci sembra interessante sottolineare.
La prima osservazione è che quando un genitore arriva a prendere atto che il figlio/a ha un problema è già passato un po’ di tempo dal momento che quel problema si è presentato. Quasi nessuno ritiene che esista un problema la prima volta che un individuo manifesta un certo comportamento. Per concludere che esiste un problema è necessario che tale tipo di comportamento sia stato agito più volte. Ma ancora non basta. E’ anche ipotizzabile che a tali comportamenti i genitori abbiano reagito in diverse e varie modalità: per es. osservandoli e sottolineandone la irregolarità o la devianza, ecc. E’ altresì necessario che i genitori, insieme o almeno uno di loro, abbiano cercato di far cessare o modificare tali comportamenti con vari interventi sia di tipo verbale, che comportamentale, che attraverso punizioni o con altre modalità. E’ ovviamente intuibile che tali comportamenti “devianti” non sono cessati e che almeno un genitore o entrambi ritengano che quella situazione molto preoccupante non più tollerabile a lungo.
Dopo tutto ciò e anche dopo altri innumerevoli agiti e interventi che non possiamo elencare per non annoiare troppo, deve essere successo che qualcuno ha cominciato a parlare per la prima volta in quella famiglia che a fronte di quel problema ci voleva un intervento esterno e che forse il figlio/a aveva bisogno di uno psicologo. Così lo ha suggerito e ha proposto di trovare qualcuno ma ha dovuto constatare la non disponibilità dell’interessato ad accettare quella proposta.
Dopo vari tentativi di convincerlo/a il genitore si è magari arreso sperando che la “minaccia” di portarlo dallo psicologo potesse sortire qualche effetto positivo. Nulla di tutto quanto sperato è tuttavia accaduto e i genitori si sono ritrovati da soli, impotenti, frustrati di fronte agli stessi vecchi problemi.
I questi casi che fare?
La prima cosa che noi sottolineiamo è che un fatto è già avvenuto: gli adulti si sono resi conto e non fanno più finta di non vedere che c’è un problema. Diciamo sempre che per risolvere qualsiasi tipo di problema è necessario evidenziarlo come tale, ammettere di non essere in grado di eliminarlo da soli e avere la voglia di intervenire con un aiuto esterno. Si badi bene, in una prima fase l’aiuto esterno non è necessariamente e sempre quello dello psicologo. Ci sono prima i parenti, qualche volta gli amici che magari hanno figli della stessa età, poi c’è il medico di famiglia e per chi frequenta ambienti religiosi ci sono anche i sacerdoti, infine, ma non meno importanti, ci sono gli educatori e gli insegnanti.
Quando però anche questi personaggi, interpellati e richiesti di aiuto, non sono riusciti a risolvere la questione rimane il “che fare?”
In questo caso c’è un altro elemento che ci sembra importante richiamare: i genitori debbono cercare di essere uniti e solidali e ciò deve accadere anche se uno dei due non è del tutto convinto della strada che l’altro vuole intraprendere. E’ necessario essere uniti perché i figli percepiscono immediatamente l’alleanza positiva dei genitori così come si infilano benissimo tra le differenze e i conflitti genitoriali.
Ma se anche i genitori fossero in contrasto colui che ritiene importante intervenire può farlo. C’è sempre la possibilità dunque, anche da soli, di fare qualcosa. In questo caso il genitore che vuole fare qualcosa può agire secondo almeno tre direzioni principali:
1) La prima cosa da mantenere è la valutazione sul problema evidenziato. Una volta stabilito, dopo vari episodi e accadimenti che esiste un problema è bene, a fronte di nessuna modifica e di nessun cambiamento, rimanere fermi sulle proprie convinzioni. Cambiare idea dopo ogni minimo e insignificante cambiamento è segno di fragilità e di insicurezza nelle proprie forze di poter gestire il problema
2) E’ importante cercare l’alleanza con l’altro coniuge. In due si affrontano meglio certe difficili e delicate questioni familiari
3) Anche da solo/a un genitore, dopo aver sperimentato altre consulenze che non sono risultate risolutive, può rivolgersi ad uno psicologo per una consulenza e un sostegno a chiarire meglio la questione e definire il da farsi. In questo caso il genitore non sarà più solo di fronte al compito che si è prefisso ma potrà contare su un aiuto e un sostegno professionale.