In un mondo che cambia molto in fretta dove la velocità di ogni cosa è aumentata in maniera estremamente significativa nel corso degli ultimi 30/40 anni come si manifesta l’esigenza di cambiamento sui luoghi di lavoro? L’esigenza cioè di non restare indietro, di essere al passo con la ricerca scientifica e con le nuove scoperte delle scienze, della tecnologia e della organizzazione? E, per le organizzazioni sociali e sanitarie restare al passo con lo sviluppo e i cambiamenti della società, con la percezione dei propri diritti da parte dei cittadini e con gli sviluppi complessivi delle scoperte sulla vita e sulle cure?
Lavorare in contesti complessi come quelli sanitari e sociali rappresenta sempre un elemento di stress cognitivo ed emotivo specifico.
Sul piano cognitivo perché la ricerca e l’innovazione in campo sanitario e sociale forniscono in continuazione nuove notizie, nuove pratiche, nuovi modelli di intervento, in sintesi nuove cure.
Sul piano emotivo perché le persone “oggetto” degli interventi di cura e assistenza diventano sempre più informati, esigenti, consapevoli dei loro diritti e della loro collocazione nella società e nel sistema dei servizi socio sanitari. Sono dunque degli interlocutori sempre più attivi che richiedono sul piano della relazione professionale interventi sempre più adeguati e corretti in termini di comunicazione, di qualità del rapporto interpersonale oltre che ovviamente del contenuto della prestazione.
L’operatore socio sanitario è dunque consapevole di lavorare, come si suol dire, non con oggetti e beni materiali ma su persone, sulla vita delle persone, sulla loro salute, sensibilità, affettività, ecc. Si tratta perciò di un contesto lavorativo dove le esigenze di stare al passo con i tempi è assolutamente fondamentale pena il rischio di incontrare importanti limiti e difficoltà nell’esercizio della propria attività professionale con conseguenze difficilmente valutabili sul piano della salute e persino della sopravvivenza delle persone o quantomeno sul piano della loro soddisfazione per le cure ricevute e per l’apprezzamento dei servizi usufruiti.
Teniamo inoltre conto che andiamo sempre di più verso una organizzazione dei servizi pubblici che non operano in regime di monopolio ma debbono stare su un “mercato” della salute che diventerà sempre più libero permettendo ai cittadini di scegliere che tipo di servizio “comprare” e a che tipo di struttura rivolgersi.
In questo nuovo tipo di contesto sociale, lavorativo e di organizzazione dei servizi pubblici, privati, convenzionati, si presenta dunque come molto importante la presenza di operatori preparati, aggiornati regolarmente, attenti alle nuove esigenze dei pazienti/clienti e alle innovazioni anche organizzative con cui offrire risposte sempre più adeguate e gradite a chi le richiede.
Uno dei temi che appare prioritario è il tema del cambiamento. E’ necessario premettere che sono ormai circa 100 anni che gli studi sulla medicina ci informano che se l’operatore sanitario non si aggiorna regolarmente, nel giro di x anni esce dal mercato. Non è dunque più in grado di essere all’altezza di quanto richiesto dalla società che cambia e dalle necessità di cura che i cittadini pretendono.
Cambiare è dunque indispensabile ma cambiare rappresenta comunque una fatica. Il continuo processo di apprendimento esige uno sforzo non indifferente per immettere nel proprio bagaglio cognitivo nuove informazioni o, per meglio dire, nuove informazioni che non solo si vanno ad aggiungere a quelle “vecchie” ma che sempre più spesso le modificano.
Questo processo di continuo cambiamento della struttura, della quantità e della qualità della conoscenza rappresenta una notevole fatica psichica. A volte si avrebbe voglia di riposare, di accontentarsi delle acquisizioni fatte ma ciò non è possibile.
Come affrontare dunque la necessità di cambiare? Come affrontare il nuovo senza essere appesantiti dalla paura? Sì perché è necessario sottolineare che se cambiare è una necessità è altrettanto vero che cambiare è difficile. Cambiare vuol dire entrare in nuovi territori, abbandonare vecchie ma consolidate certezze; cambiare rappresenta quindi una attività ansiogena.
Sappiamo che il nuovo è ignoto e ciò che è ignoto fa più paura del noto. Una volta che ci siamo abituati anche le novità che ci facevano un po’ paura ci fanno sorridere ma fino a che non sono state affrontate e acquisite il timore è forte, la paura di sbagliare è presente. Come si fa a cambiare? Ci sono dei metodi che sollevano dalla paura? O che almeno la fanno diminuire e mettono la persona di fronte ad una scelta responsabile e consapevole?
Ulteriore riflessione. Ma è poi vero che nelle organizzazioni complesse il cambiamento è così ricercato e voluto? O non è forse anche vero che a volte vengono premiati coloro che se ne stanno tranquilli, che non chiedono, che si accontentano, che non fanno notare il bisogno di innovare?
Come affrontare dunque il tema del cambiamento nelle organizzazioni complesse? Come favorire il processo di cambiamento e di continuo adeguamento dei propri servizi alle nuove richieste e ai nuovi bisogni? Uno strumento molto importante è il lavoro di gruppo.
Il tema del cambiamento può essere infatti positivamente analizzato e affrontato attraverso un lavoro di gruppo che permetta un coinvolgimento cognitivo ed emotivo sul tema. Il gruppo si presta in maniera molto efficace a questa analisi perché è spesso attraverso il gruppo e il sostegno degli altri che è possibile agire il cambiamento in maniera corretta senza andare in crisi e con l’energia giusta per affrontare il nuovo. Non sentendosi solo, avendo l’appoggio dei colleghi e della organizzazione, assumendosi il rischio ma protetto dal contesto e dalla struttura ogni operatore è nella migliore condizione per affrontare il processo di cambiamento che egli desidera e vuole (o che l’organizzazione in cui è inserito gli richiede) ma di cui ha in parte un po’ di paura.
Il nostro studio è in grado di offrire una proposta formativa sulla gestione del processo di cambiamento attraverso la metodologia del lavoro di gruppo per ogni tipo di organizzazione aziendale strutturando col committente un tipo di progetto specifico e mirato alle singole esigenze.
NB: Questo progetto è stato pensato in specifico per le strutture e le organizzazioni sociali e sanitarie ma i concetti espressi sono assolutamente trasferibili a ogni tipo di struttura lavorativa.