Che cosa si intende quando si parla di locus of control? Tale terminologia fa riferimento ad una modalità di pensiero che vede la vita e gli accadimenti della stessa o come prodotti dall’individuo stesso (controllo interno) oppure come prodotti dal caso, dalla sorte o da forze potenti esterne all’individuo (controllo esterno).

Questo dibattito è vecchio come il mondo e già nella filosofia della Grecia Antica si dibatteva se fosse più importante basarsi su di sé e sulle proprie forze piuttosto che sperare nel fato e nella protezione degli Dei.

Ovviamente nessuno è così rigido dal pensare che tutto, proprio tutto, sia il prodotto delle proprie iniziative e mai legato anche al caso e alla fortuna così  come è difficile pensare che ci sia qualcuno che non attribuisce mai a sé qualche potere e responsabilità per ciò che accade e ottiene nella  sua vita. Quando si parla di luogo del controllo interno o esterno si parla dunque di tendenza prevalente.

Ma cosa significa avere un luogo del controllo interno piuttosto che esterno?

In linea di massima si tende a dire che è preferibile avere un luogo del controllo interno perché ciò mette l’individuo nella condizione di provare a fare delle cose, a operare delle scelte, ad assumersi delle responsabilità e ad attribuire al proprio operato il risultato ottenuto. Allo stesso tempo ciò evita quel particolare meccanismo di difesa che è rappresentato dalla negazione della propria responsabilità  e anzi della attribuzione agli altri di ogni colpa e potere su di sé.

Se in linea di principio riteniamo condivisibile questa preferenza per un luogo del controllo interno è però bene chiarire che nella vita di ognuno di noi ci sono tanti elementi e accadimenti che non sempre e non del tutto possono dipendere da noi ma, al contrario, possono essere il frutto del caso, della fortuna o della sfortuna. Avere un luogo del controllo interno troppo accentuato e di conseguenza attribuire ogni cosa alle proprie azioni e alle proprie capacità potrebbe complicare molto la vita di quella persona se, per esempio, accadimenti su cui egli effettivamente non può nulla fossero attribuiti a se stesso con conseguente senso di colpa, di fallimento e di frustrazione.

Allo stesso modo colui che ha un luogo del controllo interno potrebbe, se non valuta realisticamente le proprie forze e la propria capacità, pensare di poter fare tutto e così darsi degli obiettivi troppo ambiziosi, o irrealistici o fuori dalla propria ragionevole portata con le stesse conseguenze dette prima in termini di senso di sconfitta e di crisi di identità.

Se analizziamo la persona che ha un luogo del controllo esterno possiamo constatare che tale atteggiamento può essere utile in alcune situazioni dove effettivamente il caso, la fortuna o poteri esterni condizionano pesantemente la propria vita. In questi casi tale persona non si massacrerà con sensi di colpa e di sconfitta ma attribuirà la responsabilità dell’accaduto a qualcosa fuori di sé salvando se stesso da una eccessiva frustrazione. Allo stesso tempo tuttavia ciò può risultare un elemento di difesa eccessiva rispetto alle proprie capacità, rispetto al proprio valore e impedire di giocare a pieno la partita della propria vita.

Il concetto di luogo del controllo definisce, assieme ad altri elementi, delle caratteristiche di personalità che non sono immutabili e definitivamente determinate ma, al contrario, che sono il frutto di una storia, di relazioni, di modelli comportamentali, di aspettative, ecc. su cui possiamo lavorare per capirli e poi eventualmente cambiarli.

Recuperare un luogo del controllo interno vuole spesso dire cambiare il proprio atteggiamento nei confronti di se stessi, degli altri e degli accadimenti che viviamo con conseguente assunzione di un migliore idea di sé, di una maggior competenza e senso di responsabilità.

Il progetto conosci te stesso si realizza concretamente in questo: saranno fatti  alcuni colloqui (tre/quattro), almeno un test di personalità e una restituzione finale.

Sulla base di questa valutazione saremo in grado di aiutare il soggetto a capire meglio le caratteristiche della propria personalità che poi, tradotto, vuol dire conoscere meglio come ciascuno ha costruito la propria idea di sé nel corso della propria storia affettiva.