Ancora oggi però si riscontrano sfiducia e timore nei confronti di una prescrizione psicofarmacologica.
I pregiudizi più diffusi rispetto all’assunzione di psicofarmaci riguardano:

  • la paura che gli psicofarmaci possano causare gravi e pericolosi effetti collaterali;

  • il timore di uno stato di dipendenza;

  • la convinzione che gli psicofarmaci modifichino, artificialmente e in modo permanente, comportamenti, pensieri ed emozioni;

  • il considerare i disturbi mentali come condizioni esistenziali estreme, momenti transitori di sofferenza che vanno affrontati con le proprie risorse psichiche, utilizzando volontà, coraggio e “forza d’animo”.

Per contrastare questi pregiudizi è importante sottolineare che:

  • gli psicofarmaci devono essere assunti sotto controllo medico, non con un metodo “fai-da-te” che tiene in conto i pareri della nonna con l’insonnia o dell’amica con l’ansia;

  • è lo psichiatra che individua il farmaco più adatto in termini di effetti terapeutici e informa il paziente sui possibili effetti collaterali che spesso sono transitori o comunque tollerabili in virtù del beneficio ottenuto dal farmaco stesso;

  • la dipendenza da psicofarmaci è accertata soltanto per alcune categorie (le benzodiazepine) e solo nel caso in cui l’assunzione avvenga in modo prolungato e senza il diretto controllo medico;

  • l’eventuale interruzione della terapia non causerà sintomi da sospensione se attuata in modo graduale e programmato.

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